“ La ricerca di una vita per dare corpo all’istinto che anima
l’esperienza profonda
di una sensibilità
inquieta, alla rivelazione del
potere della
emozione e sottrarlo al
controllo della realtà. Il
senso della costanza di questa
dinamica dominante che ha
portato Angelo all’aspirazione
mai definitivamente
raggiunta dell’armonia.
Da cercare al di là della vita di un’alta professionalità e di
successo come senso, forza di
dare comunicabilità al
profondo, all’anima nel
riappropriarsi dell’anima del
mondo.
La pittura, l’arte, nutrite di questa vasta esperienza di vita, la
scrittura; la pittura che si fa
scrittura, che s’espande oltre
il limite di una tensione che è
sensazione, nella impossibile
perfezione del respiro
dell’assoluto, al cui ritmo è
così faticoso adeguare il
nostro. L’arte è liberazione,
è riuscire ad assecondare gli
slanci dell’immaginazione che
stabilisce il contatto con
l’altra realtà che è mistero
del mondo e segreto della nostra
anima.
E’ il filo d’acqua che percorre sotterraneo l’esistenza goccia
che si fa fiume e mare come
nella meditazione zen e la
riflessione che ha accompagnato
i suoi anni in India, quando si
agita in noi il nume
dell’origine; la luce
abbacinante che la connota della
sua Sicilia e un orizzonte
infinito accoglie emozioni di
un’infanzia ed esperienze di
altre stagioni della vita.
Delle tante tecniche e materie cercate,
all’improvviso un gesto
immediato, spontaneo, è quasi
colore materia, impronta e calco
di corpo vissuto, che si ripiega
fino a dare forma aperta
all’essenza, che oltre
all’apparenza compie un suo
percorso in armonia di presenze;
di noi e del mondo, in questo
livello nuovo di comunicazioni:
scoperta di linguaggio che
include quanto è ancora
occulto, mistero nella ricerca
di regole che ne reclamano
permanentemente la realtà.
Si rivela quando l’emozione sale e muove la mano a seguire lo
sguardo e il respiro si fa
pesante, un aspetto determinante
la personalità di Angelo,
l’ironia, che pone argine alla
curiosità; sospinge alla
meditazione , a considerare
l’altrove, la cui assenza è
motivo di sofferenza e
inquietudine, segno di “non
luogo” da rimuovere come
origine e dimora.
La pittura come forma dell’immagine, l’ immagine dell’anima,
è forma della trascendenza,
essenza e semplicità di icona,
colore che nella sua dinamica
brucia la materialità in luce e
scopre la geometria che è
spazio dell’anima, dimensione
della totalità, né ogni
apparizione, dal più banale
oggetto della quotidianità al
folgorante
transito di astio.
Poi apre la mano che ha tracciato il percorso di luce per decifrare
nelle sue linee il destino che
racchiude ed è ancora mistero
di presenza, di mano e di fiore,
di mano e di “cosa”, che
occupa lo spazio della
quotidianità; [dipinto ] di
segno o più di colore”Visione
col rosso”, guida la mano
lungo il percorso della vita e
della ricerca : è la
consapevolezza espressa nel
racconto “ La prima bambina
bionda della vita” dove
l’autobiografia
si anima nel gioco
Eliotiano delle
“corrispondenze oggettive”,
“le
sincronie” tra esperienze e i
luoghi, gli incontri, le
occasioni che all’improvviso
si illuminano e appaiono nella
luce trascendentale, nella loro
verità. Dove il colore è
limite all’immateriale, alla
perdita dei sensi.
Non sorprende l’inquietudine della ricerca di Angelo ;
l’interrogazione e il
confronto con poetiche e
tendenze; la sperimentazione
costante di materiali e
tecniche; dal pennello alla
fotografia, dalla fotografia al
computer, nella sfida
dell’intelligenza e della
cultura in un orizzonte
ampissimo di esperienze di
Oriente e Occidente, nel vissuto
all’origine della sua Sicilia,
luogo di incontro di civiltà, a
dare forma al mistero; alla
relazione tra origine e civiltà,
tra società e uomo, tra
esistenza e totalità che
anima
la sua ricerca .
Prof. Elio Mercuri, Roma
Settembre 2006
Navetta : l'antischema dell'immagine pensiero
Personaggio
di sicuro spessore , ha svolto
anche un ruolo significativo
come esperto di rapporti
commerciali con l'estero nel
processo di
internazionalizzazione ed ha
soggiornato a lungo in Costa
d'Avorio , in Germania e in
India .
Del
resto il suo caldo interesse per
le arti visive è remoto nel
tempo : risale agli anni della
fanciullezza ed oggi si può
affermare , sulla scorta delle
esperienze maturate e degli
inconfondibili approdi , che
egli , a dispetto della
operatività corrente che lo
pone in una posizione di spicco
nell'intricato panorama del
pubblico e del privato
pragmatismo , e' anzitutto
pittore, e di quelli che contano
, perché
avvertono ancora , in un
' epoca di dissipazione , di
massificazione , di mascherature
e di velleitarie volgarità , la
responsabilità del mestiere ; e
su tale imperativa esigenza
inducono la complessa ragnatela
dei contenuti ,l'irrecusabile
flusso dei sentimenti e del
pensiero.
E'
il "rappel à l'ordre
" propugnato in Francia ,
subito dopo il primo conflitto
mondiale , contro le spericolate
avanguardie del primo novecento
, da Dunoyer de Segonzac e da
altri grandi realisti e, nel
secondo dopoguerra da Brianchon
e, qui da noi, da Sciltian , dai
fratelli Bueno e da quanti per
"reale" intesero - ed
e' concetto estetico
indeformabile - la figurazione
comunque dialogante , anche
indirizzata al visionario , al
simbolico , al metafisico sulla
base di una forma esistente.
E
angelo Navetta ha dato prova ,
pur
vocato com'e' , con
istintivo ardore , alla
simbologia esoterica e agli
itinerari speculativi in genere
di non inseguire fantasmi e di
tentare le vie del sovrasenso -
vorrei dire, perchè no?,
dell'assoluto - per vestigia e
per similitudines.
Con
la citazione di queste due tappe
dell'ascesa di Bonaventura di
Bagnoregio dall'effimero al
permanente voglio significare
che per l'artista vero e'
legittimo , anzi essenziale ,
servirsi di tutte le vesti
epifaniche, l'infinito diorama
degli aspetti, delle luci, dei
"segni" dell'esistere
, per avventurarsi verso
l'oltrefrontiera e soddisfare la
propria ansia genealogica .
La pittura e l'opera grafica di
Angelo (cosi' firma l'artista i
propri lavori ) dall'olio all'
acrilico alla puntasecca
all'acquaforte - acquatinta ,
restano fedele alle fonti
genetiche del figurare , ci si
presenta del tutto estranea al
teorema e al capriccio.
Eppure
, se l'artista insiste sulla
mano-simbolo o sul cerchio
simbolo - l'una e l' altro
emblemi urgenti di allusivo
vigore in More art , o
singolarmente protagonisti ,
come medianica entità , in il
totem della fantasia , in
problematica esistenziale o in
musica dei tre cerchi
(quest'acrilico del dicembre
2000, e' una aggressiva stupenda
sintesi del sortilegio che
spesso investe l'emozione
creativa) - egli e' immerso,
senza dubbio , in un patèin
suscitato parallelamente dal
turbamento esistenziale e dalle
logoranti escursioni
dell'intelletto .
Ma
il colloquio , infine e' aperto
; anche in virtù di uno
scrupulo tenace di filologia
espressiva .
Il
racconto visivo di Angelo
Navetta dunque , pur impegnato
in un forte allegorismo, che
sottende la pienezza e la
drammaticità del consenso ,
offre connotazioni certe - un
corpo ignudo , un volto , una
corolla , il disco solare - che
, senza mai scadere nella
prigione dell'arte mimesi che
limita la prima estetica
platoniana , restituisce al
dipingere , al disegnare ,
all'incidere tutta la dignità
di una omologazione superiore ,
non usurata , nei confronti
della natura.
Ed
e' logico allora che si
giustifichino , ad un tempo come
messaggio e come concreta
proiezione del vissuto , le
opere dell'artista siciliano.
La
loro dialettica interna e' , in
un diverso proporsi , la stessa
che si avverte nel dualismo vita
morte, bene-male di Masson ; o
nella vita che scaturisce,
inattesa dalle visioni
"inerti" di un Arp ; o
nell'infinito cielo o negli
abissi marini di Tanguy ; o
ancora nell'universo segnico di
Miro' popolato di mistero .
Nel corso di una conversazione
il pittore mi diceva di ritenere
necessario che l'arte fosse
portata "in mezzo alla
gente ": di tanto maggior
rilievo , finalisticamente , mi
sembra tale proposito , quanto
più
convergono , nella
conclusiva messa a punto
dell'immagine , motivazioni
etiche ed estetiche
simbioticamente abbinate.
Si
pensi alla serie delle mani (una
mano e un fiore , L'addio, le
mani che si sovrappongono con
incorporea levità
sì da configurarsi come
una grande farfalla,
Abbracciando il sole, una
puntasecca e acquaforte di
aristocratica impaginazione e
così via ): è chiaro il senso
che scavalca l'assetto
fenomenico delle spoglie ,
l'assunzione di una simbologia
afferente la ricerca
dell'equilibrio e della pace
interiore, beni inestimabili che
la cosidetta società civile
avvelena , subordinandoli ai
feticci di un moderno umanesimo
, illusorio e velleitario.
Altro
suggerimento d'ordine morale e'
dato del cerchio , che ricorre
con illuminate frequenza nella
produzione di Angelo Navetta.
Ora
è l’illuminata allegoria di
Silenzio eloquente, dove la
linea curva e concentrica e la
relativa articolazione di cromia
, prendendo in prestito il nome
che nel
1914 l
'inglese Windham Lewis diede al
proprio movimento ,
giustificherebbero con più
chiara proprietà la definizione
di un moderno
"vorticismo": ora ,
come nel citato dipinto Musica
dei tre cerchi , è l'implicante
ambiguo compendio
dell’inesorabilità del
vivere.
Ma
il cerchio , che si conclude
nella sua geometrica finitezza ,
assume anche il carattere
di una sfida e di una certezza
fideistica.
Con
il Foscolo del VI libro dell' io
il Navetta , artista che pensa ,
potrebbe affermare :" Sia
bene o male la vita , vero è
che io vivo", dilatando
nell'avvenire ma riscattato e
ribenedetto nel miracolo del
fare arte , il dolore che e'
connaturato con l'uomo totale.
Elaborare
contenuti non vuol dire però
accantonare l'accennato
presupposto della qualità . Per
ogni creatore autentico il
problema della dosatura
linguistica e' sollecitazione
primaria inderogabile . Che
vediamo tradotta , con spontanea
inventiva e compiutezza
evocativa , sulla copertina
illustrata de "Il Sommelier
italiano " del febbraio -
marzo 1999. La mano , i volti
delle 2 figure , le bottiglie e
i bicchieri in cui insiste la
presenza misteriosa
di un cerchi rosso
pubblicizzano alla grande ,
attraverso coordinate
intellettuali più o meno
fruibili con un idea di mercato.
Ma
in questo quadro , titolato Il
vino e l'amore , domina ancora
una volta l'ambizione di
realizzare una figurazione
piuttosto inedita , valida nella
sua orditura compositiva e nel
suo contesto cromatico .
Lo
stesso discorso può
farsi per l'olio su tela
La follia come elogio : un
immensa testa dagli occhi
stralunati e foranti , coronata
da una chioma a fitte sfere di
plastica consistenza (ancora
l'orfismo della circolarità!) ,
impostata sulla distesa illimite
delle spalle , territorio dell'
empiria e inizio di
labirinto ; e in primo piano il
fiore carnoso , sbocciato come
una gloriosa provocazione a
guisa di pigna immatura , non in
verde ma in rosabianco .
E
qui mi vien fatto di ricordare ,
per analogia di indicazione
tematica, la nota opera di un
grande umanista del Cinquencento
, Erasmo da Rotterdam: L'elogio
della pazzia.
Si
deve concludere che Angelo
Navetta , qualsiasi cosa
realizzi, la tecnica mista
"A come volo" su carta
di riso giapponese, o l'innesto
scultoreo di parallelepipedi
colorati in emozioni , e'
operatore di ottima razza , che
guarda lontano , ben oltre la
fortuità dell'apparire.
Renato Civello, Roma 2001
……………………………………………………………………………..
Bellezza
suggestiva della pittura di
Angelo Navetta.
La
bellezza suggestiva della sua
pittura, quella di Angelo, è limpida
espressione di creatività
estetica , di genuina armonia
interiore
e di fiduciosa speranza
nei valori più belli della
vita:amore, amicizia, libertà,
pace, fratellanza.
I
suoi dipinti, caratterizzati
dalla luminosità dei colori e
dalla delicatezza delle immagini
e delle forme, riescono davvero
a coinvolgere emotivamente e a
comunicare accanto alla gioia e
alla serenità del suo cuore la solarità
e la magia
della nostra Sicilia.
Originali il motivo delle
mani , simbolo
dell’arte perché, come scrive
Leonardo
da Vinci nel
Trattato della pittura,
un vero pittore ciò che è
nell’universo per essenza,
presenza o immaginazione, esso
lo ha prima nella mente, e poi
nelle mani, e quelle sono di
tanta eccellenza, che in pari
tempo generano una proporzionata
armonia in un solo sguardo qual
fanno le cose.
E’
pienamente condivisibile
il suo nobile bisogno di
comunicare con gli altri
attraverso la pittura;
in fondo, il
vero artista è chi sa
visualizzare il paesaggio dei
propri sentimenti e renderne gli
altri partecipi.
E’
ciò è, del resto, testimoniato
dal largo consenso di critica e
di pubblico che accompagna le
sue mostre, e non solo in
Italia.
D’altra
parte, come scrive F. Nietzsche,
se l’arte è soprattutto il mezzo per comunicare ad altri ciò che
noi stessi abbiamo vissuto, ogni
opera d’arte contraddice a se
stessa se non può farsi
comprendere.
In
un’epoca come la nostra , in
cui regnano odio e violenza di
ogni genere, la pittura può
essere senz’altro un
canto alla vita e tutti
dovrebbero poterne fruire
immergendosi negli spazi
infiniti creati dai pittori,
lasciandosi cullare
dall’armonia del loro mondo
ineffabile e meraviglioso,
capace di ritrarre
immagini,sentimenti e
sensazioni, di stupire e di
suscitare intensi palpiti di
commossa ammirazione.
Rivelatore
è pure il linguaggio chiaro e
trasparente dei suoi
scalpitanti pennelli,
che sanno esprimere, insieme e
con i suoi principi morali, il
desiderio di regalare al mondo
il profumo dei fiori , la
bellezza dell’infinito, le
meraviglie della vita, emozioni
che le mani
sembra vogliano imprimere sulla
tela quasi a conferma della sua
gioia di vivere e del suo amore
per il
bello………………………….
Da un articolo di Ignazio
Navarra e Maddalena Di Bartolo,
Castellammare
del G. (TP), 2007
LE
CONFERME DI ANGELO NAVETTA
Angelo
Navetta è uomo poliedrico e
dinamico, un inquieto artista
che dopo avere viaggiato per il
mondo e fatto esperienze di ogni
genere, affida, adesso, ai sogni
l’utopia della rigenerazione.
Lo fa con animo sgombro dal peso
dei musei, con la libertà di un
fanciullo che, finalmente fuori
dalle pastoie e dalle regole, può
dare sfogo alla sua ribellione.
Anche la ribellione, però, non
diventa mai offesa alla memoria
o desiderio di distruzione. E’
una sorta di invito a cercare
nei meandri della nuova
dimensione umana e culturale per
trarne una briciola di novità.
E la sua
novità consiste
nell’essenzialità di forme e
di colori che sembrano
affacciarsi sul bianco della
tela con innocenza e subito
diventare ossessione di un
principio, di una promessa.
Nella
pittura di questo rinascimentale
girovago c’è sempre stata una
impostazione sottilmente
polemica e sociale. Ma ha
evitato il grido e il rumore,
per giungere alle sponde di una
visione sempre più elementare,
proprio come accadde a un certo
punto della storia della pittura
recente che ebbe bisogno, con De
Chirico, con Picasso, e poi con
la pop art di spogliare il
linguaggio di tutti gli orpelli
accumulati nel tempo e arrivare
all’essenziale.
Ecco, credo
che questa innocenza di dettato
sia la sintesi di un percorso
che adesso dà frutti vigorosi e
sempre più rilevanti, tanto è
vero che ormai Navetta viene
invitato ovunque per esibire i
suoi approdi.
Ovviamente
certi risultati non arrivano per
miracolo; Navetta è uomo di
lettere, scrive versi e
narrativa ed è sempre coinvolto
in prima persona nelle battaglie
estetiche e ciò gli ha permesso
di saper distinguere
all’interno dei movimenti per
fermarsi poi là dove cuore e
intelletto lo hanno portato.
Artista,
dunque, a tutto tondo, e acceso
di continuo da un entusiasmo che
non sa frenare e che è la sua
arma vincente assieme alla
passione e alla capacità di
saper cogliere i fermenti del
mondo odierno.
Dante Maffìa
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