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UNA PAROLA ABUSATA



Che cos'è il potere, di cui tutti parlano? Leggere la letteratura sull'argomento porterebbe via tempo. Non interessa. Non si ha tempo, voglia o pazienza per farlo. 

È meglio tralasciare, senza aver nemmeno incominciato.

Il potere può, schematicamente, definirsi come la possibilità dell'uomo, singolo o gruppi d'individui, d'imporre la propria volontà ad altro uomo o a più individui, allo scopo di modificarne comportamento, opinioni e convincimenti; in sintesi, concerne sia il pensiero sia le azioni.

Non è sempre possibile cogliere l'effettiva portata e dimensione del potere poichè, non di rado, rimane nascosto, occulto.
A volte, si è in presenza d'illusione di potere: chi si ritiene investito, falsamente, d'un determinato potere e non lo detiene affatto.

Talvolta, ha potere chi non sospetteremmo; la potente segretaria o l'amante del presidente possono tutto o quasi, come si sa.

Letture sull'argomento risultano noiose o ripetitive, con poche eccezioni; fra queste vi è Anatomia del potere, di J.K. Galbraith.

Il potere promana dallo Stato, dalla Chiesa e dalle loro organizzazioni territoriali, dai militari, dai politici, dai sindacati, dal capitale e dalla finanza, da individui eccezionali, dalle così dette organizzazioni, dai mass media, dalle potenze, dalle superpotenze e così via.

Il termine organizzazione sintetizza qualsivoglia attività in grado di perseguire ogni immaginabile scopo (produttivo, servizi, altri) attraverso uomini e mezzi, cioè in maniera organizzata. Include la pubblicità e quant'altro si configura come risultato di fattori d'aggregazione; al limite, vi si può far rientrare, esemplificando, anche il ristorantino efficiente, se organizzato.

Non per sdrammatizzare, ma, realmente, anche una bella donna può essere una potenza e una fonte di potere. Chissà, forse ancor più che un bell'uomo?

Vi è poi il potere discrezionale, di cui si parla meno o che s'ignora del tutto.

Col potere discrezionale, qualcuno fa o meno carriera pur con identica capacità e applicazione di altri; si superano o meno esami e concorsi senza tener conto della preparazione individuale; si è assolti o condannati, prescindendosi dall'avere o meno commesso quel reato; si posteggia - impunemente o meno - l'auto in divieto di sosta, a seconda se vigile o posteggiatore ci vogliono essere amici o nemici ed altre analoghe amenità.

Il potere discrezionale è deleterio; andrebbe limitato al massimo o definitivamente soppresso e abolito. Non dovrebbe esistere affatto.

Parimenti esiziale è il potere dell'uomo sull'uomo, che dà luogo ad abusi, punibili con norme spesso non, poco o mal applicate.

Fonti di potere sono le organizzazioni, il danaro e la personalità d'individui eccezionali.

Un esempio: il potere della parola d'un Gandhi!

Quarto e Quinto potere, stampa quotidiana e periodica, radio e televisione, sono fra le organizzazioni il cui potere è a tutti noto.

Generalmente il potere ricompensa chi si sottomette e obbedisce, punisce chi non ci sta e si ribella e, infine, usa lo strumento più temibile e pericoloso, il condizionamento, che equivale a dipendenza, subordinazione, limitazione e quasi schiavitù.

Fonti e strumenti del potere, nella realtà, interagiscono, non conoscono separazioni o compartimenti stagni.
Il potere impiega i suoi strumenti con gradualità, a seconda delle finalità che persegue.

Per raggiungere i suoi scopi, una organizzazione può far ricorso congiuntamente al danaro e ad una personalità di spicco.
Ciò può costituire ostacolo per l'individuazione di chi comanda effettivamente.

Del resto chi vuole il potere, anche quando l'ottiene, continua a fingere disinteresse, modestia e umiltà per poter fregare meglio il prossimo, senza farsi scoprire.

Negli ultimi decenni, capitale e personalità di spicco hanno perduto parte del loro mordente a vantaggio delle organizzazioni.

Queste possono svilupparsi rapidamente e quasi all'infinito mentre capitale e personalità incontrano limiti oggettivi, com'è intuibile.

Il capitale non può accrescersi continuamente e all'infinito così come individui dalla forte personalità e con relativo potere, con gli anni, debbono mettersi da parte e far posto ad altri.

Si pensi, per altro verso, all'ottima cuoca in grado di preparare squisiti pranzetti per la sua non numerosa famiglia e al mediocre cuoco del ristorante che tuttavia, con la sua organizzazione, può far pranzare, contemporaneamente, ben più di cento avventori.

L'ottima cuoca può, al massimo, aggiungere qualche posto in più alla sua tavola; il mediocre ristoratore può ampliare, con relativa facilità, la sua organizzazione e far pranzare o cenare un numero maggiore di avventori o clienti. L'organizzazione è elastica, o può esserlo, ed assicura successo e potere.

Perché si ricerca tanto affannosamente il potere?

Per vanità, orgoglio, gloria, egoismo puro, per tutto ciò che si può ottenere coldanaro (che innegabilmente più o meno sempre il potere porta con sé) e per motivazioni analoghe, immaginabili senza nemmeno dover tirare in ballo Freud, i suoi seguaci e successori.

L'arcinota battuta spiritosa il potere logora chi non ce l'ha! contiene una qualche verità.

È pure vero che non tutti ricercano sempre o comunque il potere e pertanto il logoramento si riferisce solo agli assetati di potere che non l'ottengono.

Qualcuno ritiene che potere o assenza di potere crea nella maggior parte degli uomini medesima infelicità, ingiustizia e sofferenza.

Dunque, potere o mancanza di questo non modificherebbe la condizione umana che rimarrebbe, in ogni caso, quella che è.
Non si è d'accordo. Il potere può creare infelicità, ingiustizie, sofferenze e logorare chi desiderandolo non riesce ad ottenerlo.

Si è contro ogni forma illegittima o eccessiva di potere e, soprattutto, contro gli abusi, contro quel potere che non mostra il volto, che non si lascia snidare e combattere.

Si è parimenti contro chi ha potere ed ha piacere d'usarlo in maniera arbitraria e ingiusta.

Un proverbio dialettale del Meridione dice che comandare, nel senso d'aver potere, è meglio di far sesso! Può essere vero ma anche qui ogni generalizzazione sa di banalità e il proverbio fa insorgere seri dubbi in chi è più predisposto per il sesso e non sa che cos'è il potere.

Seppure talvolta non si possa far a meno d'avere potere, occorre usarlo con misura, equità e per le finalità stabilite.
 Sembra una favoletta considerata la realtà che ci circonda; ma è questo il solo uso accettabile del potere.

Consapevole di non aver mai detenuto o usato potere, Siconolfi deve pur ammettere d'aver commesso un peccato veniale, di gioventù.

Ha tentato un approccio, uno solo, col potere; ingenuo e maldestro com'era, lo hanno individuato, gli hanno tagliato la testa e amputate le mani.

Che potere cercare senza più testa e mani?

Più avanti negli anni, s'era illuso, - altro peccato veniale - d'averne afferrato una briciola. Se ne sono accorti immediatamente e, questa volta, l'hanno pugnalato, alle spalle.

L'avessero pugnalato al petto, li avrebbe in qualche modo notati e avrebbe cercato di difendersi.

Ferito alle spalle e, per di più, senza testa e mani ogni tentativo di difesa si sarebbe rivelato inefficace.

Una tipica manifestazione di potere occulto!

In realtà, senza testa ed occhi non poteva vedere chi affondava il pugnale; gli è parso tuttavia che facesse parte della grande famiglia, qualcuno della Casa Padronale Centrale.

Infine, la follia più anarcoide e radicale ha fatto sospettare che Siconolfi avesse un rimasuglio di potere.

Non sapendo più che cosa tagliargli o amputargli (escludendo il sesso, solo per consentirgli d'urinare) avevano pensato (molto generosamente) di tagliargli entrambe le gambe.

L'ha capito per tempo questa volta; si è ribellato; ha lottato.

Non importa e non rileva il risultato, perdere o vincere, importa solo ribellarsi, lottare, affermare le proprie idee.
Lo accuseranno ancora di avere potere?

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