VIAGGIARE


DA BANGALORE A MYSORE 



Il viaggio aereo Bombay-Bangalore non crea problemi ad eccezione di lunghe attese agli aeroporti. La pazienza viene messa a dura prova; non si sa come trascorrere le ore.

L'osservazione di tipi, facce, fogge e situazioni inusuali alimenta ulteriore curiosità, che si esaurisce con la prolungata attesa.

Bangalore comunica subito una sensazione positiva, di efficienza.

Il clima è relativamente mite, la circolazione stradale sufficientemente ordinata - almeno nelle zone centrali - e la vegetazione lussureggiante; vi si ammirano molti monumenti ed edifici pubblici; è dotata di buoni alberghi.

La Città conosce uno sviluppo economico nient'affatto trascurabile, destinato ad accrescersi; è in espansione in molti settori, informatica e computer in primo luogo.

L'albergo, dove si alloggia, si rivela stupendo; all'ingresso un portiere, con divisa fantasiosa, alto e robusto, è rassicurante.
Nella spaziosa hall, un enorme tipico candelabro d'ottone è acceso anche in pieno giorno; due belle scale elicoidali e vari ascensori portano ai piani superiori; sulla destra un bar, sala di lettura e biblioteca, che fanno pensare a Umberto Eco.

Sulla preesistente struttura, di stile inglese, sono stati inseriti elementi decorativi e arredi tipicamente indiani, con profusione di ottoni sempre lucidissimi, forse eccessivi. Nelle camere anche il minimo dettaglio è curato; bella la piscina ed il rigoglioso giardino annesso.Dispone di diversi ristoranti, con ottima cucina locale o internazionale.

Si è a metà dicembre e, volendo spostarsi in altre città del Karnataka, si decide di ritornare a Bangalore e in quell'albergo per trascorrervi la serata di S. Silvestro.

L'idea si rivela felice; si ha così l'opportunità di visitare altre parti della città e il Giardino botanico, ove si ammirano, fra l'altro, le più alte araucarie mai viste, esemplari di rara bellezza e perfezione.

Al Centro di Bangalore, i negozi sono pieni di souvenir, di oggetti d'artigianato e di raffinatissime sete stampate, dai disegni fantasiosi. Non è facile scegliere; ogni seta appare più bella della precedente alle donne in nostra compagnia.

Per la strada sono in vendita pannocchie di mais abbrustolite, rese piccanti con peperoncino e con sale e limone aromatico (lime) a volontà. Sono squisite.

Visitiamo la città senza programmi, a lume di naso, che è talvolta ancora più interessante.

Raggiungiamo Mysore in macchina; guida un giovane indù, scrupoloso, serio, magrissimo, forte consumatore di una sorta di eccitante vegetale, quasi una droga, che mastica a lungo, più volte al giorno, per tenersi su, comprandolo di tanto in tanto, anche alle ore più impensate, in bancarelle sempre aperte.

Non lo si è mai visto mangiare; probabilmente la droga attutisce la fame. Lo si è visto bere, più volte, soprattutto tè con latte, alla maniera inglese.

Frequenta una ragazza cattolica, è in chiesa con lei ogni domenica; segno di cambiamenti in atto anche in questo campo?
In parte, è da credere che sia così.

Normalmente, i matrimoni e le frequentazioni prematrimoniali avvengono fra appartenenti alla stessa religione e per gli indù fra membri della stessa casta o di caste di livello analogo.

Durante il viaggio per Mysore, si osserva il paesaggio, la gente che cammina come in un moto perpetuo, con fagotti, attrezzi da lavoro, altro.

Gruppi di scimmie, alcune arrampicate agli alberi, altre giocano con i loro piccoli attorno ai tronchi, fiancheggianti la strada; gli alberi sembrano giganteschi ficus Benjamin, coltivati da noi come piante da appartamento.

A Mysore l'attenzione è rivolta al mercato, al palazzo del Marajà ed al paesaggio. Il mercato è fra i più belli dell'India, pur se di dimensioni relativamente contenute.

Spazi pressoché inesistenti ed il reticolato, creato dalle innumerevoli stradine interne, formano una scenografia spontanea, nella quale forme e colori si fondono in un insieme armonico da fiaba irreale.

Vi è, comunque, una folla eccessiva; si riesce a passare con difficoltà; talvolta odori e rifiuti finiscono per dar fastidio.

I prodotti in vendita sono ordinati con cura, con maestria, quasi con amore, anche quelli di modesto valore: le tante varietà di banane e frutta coloratissima da un lato, utensili, quasi sempre manuali e arcaici dall'altro; fiori freschi e varie composizioni, specialmente le collane del benvenuto e le creazioni per le cerimonie, di una raffinatezza senza eguali.

Non lontano dalla parte riservata alle polveri colorate, (veri pigmenti usati dagli uomini per cospargersi la fronte, nelle quotidiane visite ai templi indù, e dalle donne - un tempo solo quelle sposate - per ottenere il terzo occhio della saggezza e dell'accresciuta esperienza), sono esposte pentole di foggia particolare, tipiche della cucina indiana; questa utilizza una varietà enorme di salse ed intingoli che obbligano l'artigiano a produrre forme in relazione alla peculiare funzione dell'oggetto.

Metalli usati di sovente sono il rame, l'acciaio e l'alluminio; la plastica comincia a diffondersi anche nei villaggi più remoti.
Attraente è la parte dedicata ai dolciumi, per forme, colori e decorazioni; il gusto risulta spesso stucchevole, inusuale.
Il sole picchia; dopo una lunga fila per i biglietti, si entra nel palazzo che, pur nell'eccessiva profusione di elementi architettonici e decorativi, è suggestivo.

Il palazzo del Marajà, dei primi decenni dello scorso secolo, ha una imponente recinzione muraria, a pianta quadrangolare ed una serie di edifici (templi, abitazioni, saloni, appartamenti, caserme per la guardia, magazzini).

L'insieme, arioso, è decorato con elementi dell'iconografia locale (teste di elefante, tigri, serpenti e motivi analoghi).

All'interno, l'intento è quello di creare ambienti con minore luminosità rispetto all'esterno; lo sfarzo dei materiali pregiati impiegati, alcuni dei quali importati, appare senza misura.

L'intreccio dei vari ambienti, l'uso di archi e colonne, la varietà delle tinte e dell'oro nonché di specchi conferiscono pesantezza all'insieme.

Il figlio del Marajà, stimato e amato dai suoi ex sudditi, abita in una parte del palazzo; si occupa ora di politica.

In giro per la Città, dovunque possono ammirarsi palazzi, statue e imponenti edifici anche del periodo inglese ; si è rapiti dalla dolcezza del paesaggio, attorno alla periferia urbana, in direzione di Bangalore.

È un tratto lievemente movimentato, in qualche parte quasi collinare, con rivoli d'acqua e alcuni fiumiciattoli; la vegetazione qui è diversa, quasi tropicale e ricorda, pur in parte, quella di Bali.

Il raccolto del riso si ha due e, pur raramente, tre volte per anno; il colore dell'erba e delle piante è di un verde bellissimo, sa di fresco. Uomini e animali nei campi sono qui meno macilenti e tutto sembra più dolce, piacevole.

A Mysore si produce e si lavora una essenza legnosa profumata - il sandalo -dalla quale si ottengono vari oggetti, statue e i famosi bastoncini, bruciati nei momenti più belli, emotivamente più intensi: quando si ama, quando si prega, quando si è al tempio, quando si ricevono amici, ospiti o visitatori e quando qualcuno abbandona, per sempre, questa vita.

 

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