MORIRE O VIVERE


LILLY 



Ventenne e senza una lira lui; e senza prospettive ancora per anni. I due si incontrarono a Parigi. Trascorsero insieme alcuni mesi, piacevolmente, allegramente, senza visibili coinvolgimenti emotivi. 

Il ventenne ritornò a casa per continuare a studiare; dopo alcuni mesi anche lei rientrò in famiglia, a Zurigo.

Lei lo raggiunse a Milano dov'era temporaneamente e rimasero insieme una settimana. Poi lui lasciò Milano e il lavoro che non gli piaceva e non gli consentiva di studiare e ritornò nella Regione occidentale; venne anche lì, comunicandogli ch'era incinta e portandogli in regalo una bella ceramica, produzione della fabbrica paterna e alcune pipe, che allora cominciava a usare.

Poco più di ventun anni, sempre studente, senza una lira come prima e non innamorato. Che fare?

Lilly restò in albergo, trascorsero insieme quei giorni per lui imbarazzanti; non la portò a casa . Ripartì e il giovane provò come un senso di liberazione. Scrisse, poi, ch'era stata in Inghilterra per evitare una nascita.

In fondo, il giovane si sentiva colpevole. Finse con se stesso di non pensarci più.

Molti anni dopo Sor Strabico organizzò un incontro di lavoro a Zurigo; l'ex studente era fra i partecipanti. Si chiese chi conoscesse in quella città e gli venne in mente Lilly.

Non ricordava più il cognome, soltanto il nome e la località della fabbrica di ceramica, nella periferia di Zurigo. Aveva poco tempo, non riuscì a trovarla prima del viaggio.

Al rientro dalla Svizzera, pregò l'assistente fidata di telefonare anche al consolato svizzero, d'insistere, di trovare quella persona.

Infine ebbe tutto: indirizzo, telefono e cognome da sposata. La chiamò e le parlò. La voce era esattamente quella di sempre o, forse, ancora più calda e melodiosa e si ritrovò come a venti o a ventun anni. Una sensazione bellissima!

Rivisse quel tempo attraverso la sua voce, i suoi ricordi ch'erano molto più nitidi di quelli di lui.

Per il compleanno, che lei gli aveva ricordato, lui le inviò un vero fascio di rose rosse e, poi, anche una sua litografia. Felice per le rose, non coglieva il significato della litografia e chiese chiarimenti.

Non gliene volle; anche lui - l'autore - non lo coglieva, infatti! Ma, forse, non si trattava di capire ma di sentire?

L'uomo pensò, anzi le chiese di incontrarsi sapendo, per altro, ch'era ormai sul punto di separarsi dal marito, il padre dei suoi due figli. Voleva solo rivederla, non pensava ad altro; non si faceva venire complessi di colpa perché era sposato o per altro. Voleva solo parlarle, stare un po' con lei.

Irene, la sua primogenita sarebbe andata negli USA per un viaggio di studio e per perfezionare la lingua; lei l'avrebbe raggiunta; poi sarebbero rientrate insieme dopo un lunghissimo viaggio in macchina in vari Stati del Sud; guidava la mamma.

Tutto accadde puntualmente e tutto - come lei gli confermò al suo ritorno a Zurigo - andò nel migliore dei modi.

Si risentirono; la voce che riconosceva perfettamente non sembrava cambiata fin dal primo incontro; l'uomo ritornava nel passato senza fatica, con piacere. Su sua richiesta, lei gli si descrisse; era come prima, forse ancora più carina, più matura e più donna, pensò. Così la immaginava. Voleva rivederla, ma senza fretta, erano relativamente vicini; aspettava il momento di restare temporaneamente solo per non creare o crearsi problemi in famiglia. Non voleva essere precipitoso. Poco più di un'ora d'aereo li separava. Potevano incontrarsi senza problemi ed a piacimento. Sembrava davvero facile!

Appena una ventina di giorni dopo l'ultima telefonata, l'uomo ricevette per posta la comunicazione da Irene - che aveva trovato il suo indirizzo nell'agenda della madre - della morte di Lilly a causa di un banale incidente stradale in città, mentre si recava ad assistere, per beneficenza, persone ammalate. Provò dolore ed un senso d'impotenza quell'uomo e promise a se stesso di visitare la sua tomba.

Presagendo inconsapevolmente e forse istintivamente la sua morte, aveva voluto mettersi in contatto con l'uomo che ancora amava; volle avere da lui rose rosse, le più belle che avesse mai ricevuto, come precisò ringraziando per telefono.

 

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Paura della morte