STRUMENTI DELLO SPIRITO

 

MANI AD OITA


Ad Oita, nell'isola Kyushu, l'occidentale conobbe Kozo Ogushi, direttore dell'azienda visitata. Il presidente disse di volergli bene come ad un figlio prediletto, quando quell'europeo evidenziò appena i suoi meriti.

Il giapponese si fece stimare subito per il viso franco, aperto, leale, per il fisico forte dello sportivo nato, per l'essere sempre presente, a tutte le ore, al suo posto di lavoro, per l'onestà che promanava dalla sua personalità, per il suo sorriso cordiale, libero e comunicativo.

Parlò della moglie e dei tre figli, poco e con discrezione così come fece anche per la sua segretaria, che l'occidentale incontrò.

Una bella e giovane donna, sensuale, molto attraente; la sua amica.

Si confidò - più che nel suo insicuro inglese - quasi a gesti, con l'espressione del viso, con la sua personalità, con il suo modo di essere.

I due sembrava come se si conoscessero dall'eternità; ancora un altro fratello, pensò quel viaggiatore europeo.
Non era necessario parlare; erano già amici.

Promise di venire a Roma e, aggiunse, sperava di farlo con l'amica.

Lei era presente ed era contenta; sorrideva all'idea; era felice, innamorata di lui e si vedeva.

Venne a Roma per lavoro, senza di lei; parlarono poco, non c'era bisogno di far discorsi.

L'occidentale gli chiese di mostrargli le mani, il palmo e il dorso di ciascuna mano; lo fece.

Rivelò il suo mondo, la sua vita, il suo animo che in parte si conosceva già, i suoi problematici dubbi e qualche rammarico.

Per ogni giapponese, da sempre, le mani sono lo specchio dell'anima. Mostrando le sue mani, aveva svelato se stesso.

Allora, quando quel viaggiatore stava per andar via da Oita, di mattina presto, era già ad attenderlo.

Si conoscevano da poco e appena, ma erano già fratelli della vita, compagni nell'arido sentiero che si deve percorrere ineluttabilmente.

C'erano molti viaggiatori ed era impossibile comunicare; anche un'indefinibile emozione lo impediva.

Il fratello della vita giapponese attese in silenzio fin quando l'altro fu a lui visibile; poi andò via.

L'europeo guardò, con discrezione, fino all'ultimo.

Poi desiderò di rivedere ancora, ad Oita o altrove, il fratello giapponese, in questa o in altre vite.

Senza fretta alcuna!

 

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Un destino tutto da inventare