IL NOSTRO TEMPO


UN SUB-SAHARIANO




Trentenne, molto alto e magro, simpatico, stallone di razza in base a dicerie e pettegolezzi. Non proprio elegante, gli manca poco per esserlo; muscoloso naturalmente poiché non pratica sport, studia e lavora come addetto in una organizzazione umanitaria cattolica. Adora il computer che, come l'amica del cuore, tiene in camera da letto.

Labbra turgide, tipiche della sua etnia sub-sahariana, accentuate, nel suo caso, da sporgenti incisivi; struttura corporea di quelle che sembrano realizzate con approssimazione, senza le rifiniture finali; riesce nell'insieme più che gradevole, interessante anche per la sua voce profonda, interpretata come molto virile dalle sue amiche.

Periodicamente, riceve la visita di una giovane benestante quanto svanita fioraia svedese. Per una settimana circa ogni volta i due stanno quasi sempre rinchiusi nella camera, con letto matrimoniale, del suo tranquillo e isolato appartamento.

Fanno sesso; visibilmente perdono tanto peso dopo quelle settimane, che riacquistano, particolarmente il giovanotto, subito dopo.

La fioraia offre regali e aiuto economico in denaro per mantenere l'appartamento in cambio di un'insaziabile richiesta di sesso, soddisfatta puntualmente. Nell'appartamento vivono pure tre o quattro familiari del trentenne, ospiti paganti, che la svedese - nella sua ingenuità di ragazza credulona - ritiene a carico prevalente del povero, generoso compagno.

Contemporanea è anche la relazione con la ragazza italiana, figlia del medico, che include ovviamente sesso, soldi e disinteresse crescente del simpaticone per l'opposizione decisa della famiglia di lei, che intuisce la vera natura del rapporto, e cerca di allontanarla da lui.

Egli realizza che ha più da prendere dalla svedese. Appare più credibile ai familiari della fioraia e si parlò pure di probabili nozze, non osteggiate a condizione che i due vadano ad abitare in Svezia. Forse per l'esistenza, in quel paese, di norme protettive per i nativi e quindi per la loro figlia.

Il prestante ragazzone gioca con la commercializzazione, finora su scala artigianale, di documenti (permessi di soggiorno, passaporti, carte d'identità, ecc.) fasulli e guadagna qualche extra.

Ha già un'auto, vari elettrodomestici; vive benino; veste discretamente, frequenta qualche ristorante. È interessato al danaro, più di qualsiasi cosa al mondo. Gli dà potere, affermazione, prestigio.

Su questo non ha dubbi e, forse, non ha torto.Quando qualche suo connazionale ha bisogno di documenti, si intende come autentici, lui l'accontenta pure se questi non può pagare subito. L'accordo inquesto caso è che una volta trovato un lavoro fisso, ogni mese spetterà a questo speciale imprenditore una percentuale sul salario. 

Il giovane stallone si sente affermato, sicuro, padrone del mondo; le donne anche sue connazionali lo adorano, il lavoro non faticoso gli consente di dedicarsi agli affari che, mediamente, vanno bene; tutto funziona a meraviglia e, poi, con la svedese crede di aver toccato il cielo con un dito!

Un piccolo farabutto, aiutato - inconsapevolmente - dal sistema e, soprattutto, delle organizzazioni umanitarie. Finora, non ha incontrato ostacoli o intoppi.

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La perfezione