ATTIVITA' GRATIFICANTE


QUEL PRIMO CAPUFFICIO




Raggiunse trafelato, emozionato, rosso in viso, contrariato e con fare frettoloso al bar il neoassunto, dov'era da poco, per dirgli che l'aveva cercato il direttore. Bisognava andare da lui subito, com'era stato richiesto.

Il giovane lasciò quanto stava consumando e andarono via. In ascensore, il capufficio gli domandò se avesse fatto qualcosa, se fosse accaduto alcunché, se si fossi reso, per caso, responsabile anche di una semplice omissione; l'altro era molto preoccupato perché, pur lavorando all'Ente e con quel capufficio da meno di un anno, i rapporti erano ottimi, di reciproca stima e quasi affettuosi.

Il capufficio cercava di aiutarlo, di preparare in anticipo - se necessario - un eventuale tentativo di discolpa o di difesa.
Il giovane impiegato si fermò a riflettere un attimo e si sentì sicuro, completamente, di se stesso; l'altro era quasi riuscito a farlo sentire dubbioso o forse in colpa ed a trasmettergli parte delle sue emozioni e nervosismo. Era stato colto da empatia.
Assicurò l'anziano capufficio di sentirsi tranquillo e ricordò solo che nei giorni precedenti era stato in missione a Torino.
L'altro osservò, un po' infastidito, che quella sarebbe potuta essere la ragione per la quale erano stati convocati.

Tuttavia, il giovane ora si sentiva nuovamente sereno e lo disse. La segretaria del direttore fece passare i due immediatamente; erano attesi.

Il direttore aveva letto la relazione su Torino (scopi, risultati, proposte) e aveva chiesto al neoassunto un'infinità di dettagli, chiarimenti, spiegazioni e commenti circa asserzioni, strategie, misure da porre in essere, eccetera.

Questi rispose punto per punto, con sicurezza, a tutte le domande e lo convinse. Aveva fiducia in se stesso, era in buona fede e credibile!

Infine, ricevette dopo un elogio - non comune anche per l'Ente di quei tempi - l'incarico di effettuare uno studio mondiale sulle prospettive e possibilità d'internazionalizzazione del settore.

Il giovane era raggiante di gioia, contento ed orgoglioso, come non mai.

Si cominciava alla grande!

Era riuscito a far centro, a far notare il lavoro, ad affermare sue idee e in aggiunta l'incarico appena ricevuto, affidatogli personalmente dal direttore di sua iniziativa, era testimonianza tangibile della fiducia accordatagli e delle aspettative in lui riposte.

Si congedarono e uscirono da quella grande stanza che incuteva rispetto e metteva soggezione.

Appena fuori il capufficio, con sincerità non disgiunta da affetto, disse all'inesperto ma fortunato collaboratore la seguente frase, che si riporta esattamente: Sono davvero molto contento di te e per te; pensa che, in tutta la mia carriera, nessuno mi ha mai fatto un simile elogio!.

Ancora pochi anni e sarebbe andato in pensione. Aveva una posizione medio-elevata, era stimato come uomo ma ritenuto, forse, poco impegnato nel lavoro.

La contentezza e l'orgoglio del giovane per quell'elogio e per l'incarico scomparvero immediatamente, alle parole pronunciate dal capufficio.

A quel tempo quell'impiegato era egoista ed ancora troppo giovane per affezionarsi al capufficio; lo stimava, aveva rispetto e nutriva sentimenti di cordiale e deferente amicizia per quel garbato e gentile signore, che, probabilmente, riversava anche su di lui - come su altri colleghi - attenzioni quasi paterne, non avendo figli. Sicuramente voleva più bene ai giovani , a lui sottoposti, di quanto, in genere, loro non ne volessero a lui.

Tuttavia, il giovane soffrì sinceramente nel sentire, proprio dal suo capufficio, che non aveva mai ricevuto in tutta la sua carriera apprezzamenti o elogi simili.

A lui sembrò che quell'anziano signore avesse, comunque, subìto un'ingiustizia, un torto!

La gratificazione si era ormai dileguata, l'orgoglio era stato messo a tacere.

Era davvero dispiaciuto per lui e forse cominciava a capire la vera natura di quell'attività.

 

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Nemmeno carovaniere in fuga