STAGIONE DELLA VITA


IL CICLOPE 



Pur di rado, quel cuoco di successo restava in compagnia della bambina - la sua unica figlia - e le raccontava storie, in parte inventate, che a lei piacevano e che chiedeva al babbo di ripetere innumerevoli volte, quasi fino all'infinito, sembrava.

Prendeva spunto dalla mitologia classica e, modificando qualcosa, affascinava la figlioletta anche con il Cavallo di Troia, Ulisse e il Ciclope e tante altre.

La bambina faceva domande, che stimolavano la fantasia del cuoco, e si andava avanti per ore finché s'addormentava.
Una volta, dopo dettagliate descrizioni sull'abitazione, sul giardino, sul frutteto e sui mobili del Ciclope - che il padre raffigurava alto come una montagna - gli domandò cosa e quanto mangiasse per essere così grande e forte.

Il narratore, cuoco e genitore, inventò camion con rimorchi e treni, pieni di croissant caldi, ancora odoranti di forno, che giravano attorno alla tavola della prima colazione del Ciclope, piscine intere ricolme di fresche spremute d'arance, botti piene di latte e così via.

Lei andava in visibilio; aveva circa quattro anni, e viveva questi racconti con grande partecipazione; era golosa come tutti i bambini e dunque interessata al cibo. Quindi si arrivava al pranzo ed alla cena di Polifemo; il padre si rifaceva, nella sua narrazione, alle specialità di alcune cucine nazionali (cinese, francese, italiana, tedesca) - che la bambina cominciava in minima misura a conoscere - e moltiplicava le quantità e le portate per un indefinito numero di volte, meravigliandola, incuriosendola e divertendola.

Poi, stanca, chiudeva gli occhi sognando il Ciclope, la sua incredibile fame, l'abbondante cibo necessario a saziarlo, e le avventure di Ulisse-Nessuno, furbo, intelligente, interessato a sperimentare il nuovo, l'ignoto.
Sognava ancora le primizie dei giardini e dei frutteti del Ciclope, molto più di quanto potesse essere contenuto in un grande mercato, come il padre le raccontava.

Dopo qualche tempo cominciò a non essere più così sicura che tutto fosse vero, ma si divertiva molto e non si creava problemi.

Infine, padre e figlia iniziarono a scherzare; lei era già più grandicella e i due diedero in pasto al Ciclope Polifemo, scherzando, specialità a base di scimmie, scarafaggi, cani, serpenti, serpi, formiche, grilli e altre schifezzette del genere, come la bambina diceva, servite con salse analoghe.

Con tale accorgimento l'eccelso cuoco rese ancor più piacevole e felice il mondo fantastico dell'infanzia della figlia.

 

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