AMICI ANIMALI

 

UN ELEFANTE


Animali, gli elefanti, ai quali per naturale ed inspiegabile attitudine Emidio si sente vicino, anche se non eleganti nell'aspetto, di grossa mole e, comunque, non facili da tenere o avere a portata di mano. Semplicemente, l'affascinano.

Al circo, da ragazzino e anche da adulto, li ha sempre studiati con attenzione, con interesse, con simpatia.

In Gabon, da un piccolo aeroplano, li vide per la prima volta dall'alto in libertà, agilissimi, nella foresta, la loro vera casa. Ricevette in regalo una zanna di elefante maschio dal Presidente del tempo del Paese, insieme con i documenti per l'esportazione.

Lo si rassicurò che, in quel Paese, si uccidevano solo esemplari in sovrannumero e quando assolutamente necessario per gli equilibri fauna-flora ovvero si recuperavano le zanne di elefanti morti per vecchiaia.

Si sa anche che gli elefanti, fra i mammiferi terrestri, sono longevi e possono vivere cinquanta o anche sessanta anni.

La massima longevità documentata è rappresentata da un elefante indiano che morì a 69 anni, ben curato per tutta la vita in uno zoo (I. Asimov - Esplorando la Terra e il Cosmo - A.Mondadori, 1983).

Piccoli elefanti furono nutriti in Tailandia e nell'India del Sud, nel Karnataka.

Infine, in varie località dell'India, spesso si sono fatte lunghe gite, con figlia sempre vicino, a dorso d'elefante. Interessante come incedono e si fanno strada nella foresta -talvolta rovinando piante anche grandi o addirittura alberi-, come affondano quasi in piccoli fiumi, ruscelli o paludi per riemergere subito dopo e come, con attenzione, evitano di far arrivare ai viaggiatori sul loro dorso gli effetti del dislivello del terreno. Incedono, incredibilmente, quasi con grazia.

Per salire sul dorso degli elefanti, vengono seguiti vari accorgimenti; spesso viene usata una scala a pioli o un piccolo podio con gradini cui si fa avvicinare l'animale e, quindi, si monta su. Sono molto alti.

In una nota spiaggia, nelle vicinanze di Bombay( Mumbai), era possibile fare brevi escursioni a dorso d'elefante; Emidio non tralasciava di approfittarne quando si recava in quella spiaggia.

Sempre più ammirato dalla mole, dall'agilità e dall'insieme della personalità di questi animali, Emidio finiva con il trattarli con affetto e, pur con cautela, li nutriva con pezzi di canna da zucchero fresca o con banane. Aveva conosciuto più elefanti in questo periodo.

Quella volta, mentre andava in macchina a Mahabaleshwar, località turistica a circa 230 chilometri da Bombay, ad un certo momento, arrivò, in senso opposto, un elefante tirato da un giovane indiano.

Appena il tempo di guardarlo e l'elefante, ignorando l'indiano che lo tirava, si mosse in direzione dell'auto e cominciò ad attraversare la strada.

Temendo per l'auto, Emidio disse a chi guidava di fermarsi e rimasero in macchina. L'elefante raggiunse l'automobile e cominciò con visibile gioia quasi a baciare con la proboscide il vetro anteriore dell'auto e poi quello posteriore. I vetri furono in pochi secondi sporchi di bava e saliva. Nel far questo sembrava felice; non toccò per nulla i tergicristalli per i quali s'aveva timore, essendo tali ricambi costosi e quasi introvabili in India. Accertati gli intenti amichevoli del pachiderma, disse ai familiari di uscire dall'auto, mentre l'indiano a gesti faceva capire ad Emidio ed agli altri ch'era un buon elefante e non c'era da aver timore.

L'uomo ebbe la sensazione che l'animale lo conoscesse, che conoscesse anche l'auto; forse un elefante delle precedenti escursioni in spiaggia?

Forse il mammifero aveva memorizzato esperienze precedenti con persone, situazioni ed auto eguali o simili?
L'indiano che tirava l'elefante non era del posto e non poté comunicare quindi con chi guidava, che non parlava la sua lingua, e ancor meno con gli altri. In uno stentato inglese disse solo che l'animale aveva circa trent'anni; era una femmina.
L'uomo prese, infine, un sacchetto di mele, destinate originariamente a bambini dei villaggi , e cominciò a darle all'elefante, una ad una.

Con la proboscide prendeva la mela , la portava alla bocca e, subito dopo, si udiva un unico rumore: la mela schiacciata che ingoiava; poi la successiva, fintantoché, le mele furono esaurite, in poco tempo.

Fu difficile andar via, allontanarsi da quell'elefante che forse conosceva già Emidio e gli era venuto incontro.

Quell'uomo non comprerebbe e non accetterebbe più, ora, nemmeno in regalo alcunché di avorio, avendo visto filmati con bracconieri che, senza pietà e per danaro, uccidono questi stupendi, intelligenti, utili amici dell'uomo.

 

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Moucki